Faust'o

Faust'o

venerdì 26 ottobre 2012

1979 Poco Zucchero


ECCO FAUST'O, DANDY DECADENTE E PERVERSO
Il Giorno, 27 aprile 1979 di M.Ma
Nuovo recital del cantante a Reggio Emilia, 27 aprile 1979
Maschera emaciata e sofferta, lineamenti duri e sottili, o languidamente romantico, eroe decadente e dandy, grande estimatore dei protagonisti del rock diverso e maledetto, Velvet Underground di Lou Reed e David Bowie, attento alla rivoluzione sonora dei Roxy Music e di Brian Eno.
Faust'O cerca da anni con tenacia una dimensione italiana per un rock che sia soprattutto dimensione scenica, visualizzazione dei testi e del suono.
Alter ego del bellissimo Brian Ferry, distrugge il suo fascino con cinismo sprezzante, vestendo la vivida, straniante maschera del cabaret mitteleuropeo.
L'ambiguità del dandy «travesti».
Nel suo ultimo spettacolo, al Marabù che presenta in un ambizioso collage il suo secondo album. "Poco zucchero».
Faust'o scompare dietro una maschera che dipinge l'angoscia di bianco, si rannicchia schiacciato dal peso delle parole, dal cupo incalzare della musica, ricerca nel diaframma di vetro uno sdoppiamento e la risposta ad un'ambiguità di giochi e citazioni che trascendono la sfera della sessualità.
Il teatro di Peter Gabriel, le sperimentazioni elettroniche di Eno, il fascino crepuscolare e demodé di Ferry, la gestualità ambigua e stilizzata di Bowie sono i punti di partenza per un recital difficile da realizzare e consumare che, pur nelle sue smagliature, denota intelligenza e gusto sicuri.
La base musicale ricorda le sonorità tra R&R e avanguardia dei Roxy, con i sassofoni che riprendono le frasi brevi e incalzanti di Andy Mackay, la sinuosità classica dei suoi disegni, l'urlo delle iterazioni più ossessive, con il raffinato uso di tastiere e sintetizzatori, mentre scarsa è la spinta che viene dalla sezione ritmica, dalle chitarre.
La voce di Faust'O è livida e metallica, cita senza pudori padri e nipoti del nuovo rock, soltanto a tratti tradisce la paura e l'emozione di un esordio difficile.
Da quel che si è potuto intravedere. (lo spettacolo sarà pronto e definito in tutti i suoi particolari soltanto tra qualche settimana) non mancano di certo le idee e attenzione per quello che succede sulla scena internazionale.
Questo primo risultato, ancorché da limare, pone sicuramente Faust'O tra i piccoli o grandi protagonisti del rock del futuro.

d. m.
Il nuovo LP di Faust'o « Poco zucchero », il terzo dopo « Sucidio » e il singolo « Anche Zimmermann ».
Il suo rock resta estremamente raffinato, vivo, ricco di belle sonorità,di momenti diversi l'uno dall'altro, di veloci « insert », di bei passaggi.
E anche di piacevoli canzoni.
Tra tutte segnaliamo « Oh! oh! oh! », un brano d'amore nuovissimo, tenuto insieme da serie di veloci flashes, di immagini, da una bella ritmica molto vicina al reggae, dalla ripetizione isterica di « Oh! oh! oh- ».
Piuttosto bella è anche « In tua assenza » che dice « Sono stato nella stanza, a rompere specchi, nella tua stanza più segreta di nuovo, sui frammenti prende forma la memoria ».
II tema della memoria che viene distrutta e poi ricomposta su frammenti di specchi che hanno trattenuto qualcosa del passato e delle immagini riflesse, il mito dello specchio che non rifrange ma ritiene la realtà, si ritrova spesso nei testi di Faust'o.
Interessante, anche se musicalmente un po' più complessa (le trombe e altri fiati vengono a disgregare in modo intelligente la tematica rock) è « Cosa rimane »: Faust'o è stretto contro un muro, questa volta ben più duro di uno specchio che si può rompere per distruggere la realtà che ha assorbito, si spaventa e perde sangue dall'interno.
Infine segnaliamo « Vincent Price », anche questo sorretto da un testo piuttosto interessante: tratta del piacere del terrore che proviamo un po' tutti, quella sottile sensazione che lui chiama Vincent Price.
Ma una mattina ci alziamo, ci guardiamo allo specchio, e ci accorgiamo che siamo noi Vincent Price, che facciamo paura a noi stessi, che quel mostro riflesso dallo specchio è la paura e siamo noi stessi.
Faust'o ingenuamente e candidamente si spaventa di sé stesso.
Ma non tutti hanno il coraggio di farlo.

SOGNO DI ESSERE UN'INTERA ORCHESTRA
Emanuela Falcetti
Un caldo soffocante, molta gente, troppa gente, un rettangolo al centro, le piste da ballo rialzate, fari, luci colorate, un sistema di tubi al neon ad effetti psichedelici, bolle di specchi, rotanti pareti ricoperte da pannelli in alluminio satinato con inserimenti di effetti luminosi; è qui, all'Odissea 2001, il locale della rock music, che si è svolta l'intervista con Faust'o, protagonista in Italia della new wave.
Alto, magrissimo, un viso pallido e molto scavato che fa risaltare ancora di più lo sguardo assente, lontano.
Si muove a scatti e nervosamente; sembra molto chiuso in se stesso, nelle sue realtà, nei suoi pensieri, rifiutandosi di parlare del lavoro che svolgerà questa estate in due discoteche sulla riviera adriatica (come D.J. di musica rock), e della sua tournèe musicale che riinizierà a settembre con una serie di concerti nei più grandi teatri italiani. L'unica cosa che scioglie questa apparente freddezza è parlare di musica, della sua musica, del rock.
Come vivi il tuo rapporto con la musica?
 È un rapporto difficile perché ritrovo la musica al di sopra di tutto forse perché è roba proprio mia: che io creo, nella quale io credo e che fa parte di me; per cui lei è al di sopra di tutto: di quello che è il rapporto con una donna, di quello che è il rapporto con gli altri. Sei molto geloso di questo rapporto e lo vivi in solitudine, non ti porta a comunicare con gli altri.
Pensi che sia positivo?
 Non mi sono chiesto se sia positivo o meno, so che è così. lo sono solo, non in senso fisico, sono solo mentalmente; mi ritrovo solo con le mie idee e con il mio modo di vivere. Moltissima gente vive con le idee degli altri e si adatta alle idee di tutti per paura della solitudine.
Io non amo i  compromessi, non accetto di cambiare e così, pur avendo un'infinità di amici, sono veramente solo.
Con il tempo mi riscopro sempre più difficile nei confronti delle persone che mi circondano. Continuo a vivere in simbiosi con la musica, i pezzi che scrivo, e tutto è una continua ricerca in avanti per creare qualche cosa di nuovo, e questo ritmo non può che essere spezzato, da chi mi è vicino per questo faccio fatica a sostenere rapporti impegnativi.
Ho provato ancora ultimamente a collaborare con altri musicisti, ma è stata un'esperienza negativa. Sto arrivando al punto di imparare a suonare tutti gli strumenti per poter fare a meno di chiunque, almeno per i provini.
Disgraziatamente mi è venuta la passione per il sax, mi fa impazzire, ma io proprio non lo so suonare e così ho dovuto chiamare un altro sassofonista e dopo dieci minuti di prove avevo già un diavolo per capello!
Questa difficoltà nei rapporti con gli altri non ti fa star male?
Non più di tanto, trovo molte soddisfazioni in me stesso, mi voglio bene, mi capisco veramente e mi stimo.
Che cosa pensi di dare agli altri con la tua musica?
Non esiste un rapporto esatto preciso, io scrivo per me.
Quale personaggio ti ha influenzato con la sua musica?
 Sono molto affascinato da Brian Eno (il santone dell'elettronica) più che il suo modo di fare musica mi "prende" moltissimo il suo modo di pensare, di vedere il mondo futuro diviso in tante situazioni precise dalle quali non si può uscire (sono idee che io condivido).
Apprezzo moltissimo la sua ricerca continua applicata alla musica.
Pensa, ultimamente sta studiando addirittura l'applicazione della cibernetica alla musica; è decisamente un uomo proiettato in avanti.
Come definisci il tuo tipo di musica?
Io sono molto esteta, voglio dire: non mi interessa molto la sostanza delle cose, non mi interessa nessun tipo di messaggio e non ci credo nemmeno più, sono cose superate. Per me è molto importante l'immagine, il simbolo, cercare di dare delle sensazioni e questo mi porta a interiorizzare molto le cose. È un nuovo modo di vedere il rock, meno sanguigno, meno fisico, più estetico come ho già detto.
So che stai preparando un nuovo 33 giri: seguirà questo nuovo stile?
Sto preparando due facciate diverse: una presenta un tipo di rock ormai vecchio per me, ma il più facile da recepire per il pubblico. L'altra sarà la mia musica, quella che si può definire after punk o new wave, che devo dire, è molto azzeccato, perché questa nuova ondata di cose che sta arrivando dall'estero sarà effettivamente la musica del futuro, e io credo che nel futuro del panorama musicale italiano di un certo tipo di musica "ci sarò sicuramente"
Dai di te un'immagine molto particolare, vera... forse, ma questo puoi saperlo solo tu del resto. Chi sei veramente?
Non sono un uomo che ha rifiutato i sentimenti, ma semplicemente un uomo dei nostri tempi che non trova negli altri dei sentimenti veri.

UN UOMO SOLO: FAUST'O
Lorenza Giuliani, Guerin Sportivo 23 maggio'79
C'è un cantautore che porta sulla scena i segni dell'attuale dramma generazionale. E' un giovane che vuole rendere cantando la realtà di un'esistenza difficile: lo fa ricorrendo al rock, un rock duro e amaro.
IL PERSONAGGIO di Faust'o risulta a prima vista, famigliare, forse perché sintetizza le inquietudini e le vibrazioni di una grande città riproponendole sul palcoscenico mediante i simboli che meglio la caratterizzano. Fredde luci al neon, schermi televisivi, immagini filtrate attraverso lastre di plexiglass sono infatti ricorrenti nello spettacolo di Faust'o e contribuiscono a creare una cornice suggestiva entro la quale sono mimati la sconcertante freddezza e il distacco della megalopoli. La base musicale non poteva essere altro che rock, il più puro e duro, rock che di punk ha solo gli spunti iniziali e che ne raffina notevolmente gli sviluppi. Ed è proprio il rock l'elemento che più aiuta Fausto a spogliarsi di ogni identità indossando la maschera funerea e inespressiva che conferisce intensità ed efficacia all'atmosfera surreale creatasi. Faust'o sul palcoscenico si muove lentamente, meccanicamente e come il suo volto è privo di ogni spunto espressivo, così dalla voce non traspare la minima emozione; sembra che « di scena » non sia lui, ma un'intera generazione di individui che quotidianamente agisce e si esaurisce all'interno di una gabbia di cemento che esaspera ed aliena.

Fra punk, after-punk, new wave e il tuo modo di fare musica quali relazioni credi esistano?
« La mia musica viene senz'altrò dopo il punk ed è un rock nuovo, soprattutto in Italia, così anche la mia musica è una new wave».

Continuando il discorso sul punk, ritieni che questo fenomeno stia morendo, che sia stato un «bluff» o sei convinto che abbia ancora qualcosa da dire?
 « L'unica manifestazione di punk che ritengo seria, sincera, e quella del 1968-69 a New York.
Tutto il resto è stato un punk falsato, che non ho preso molto in considerazione ma il punk è morto, in Italia come in Inghilterra, già da un anno; infatti i gruppi che si definivano punk, come i Chrisma o i Decibel, si sono dovuti rinnovare ».

Quali differenze pensi esistano tra il Faust'o personaggio e quello della vita di tutti i giorni?
« In teoria nessuna. Se, nella vita privata, sono diverso è perché non devo affrontare le stesse situazioni che si creano sul palcoscenico. In questo caso penso che reagirei e mi comporterei nello stesso modo ».

Nei tuoi spettacoli ti avvali di un'atmosfera molto suggestiva, a questo proposito pensi che un tuo disco possa risultare meno interessante dello spettacolo?
« Secondo me sono tutti e due validi in modo diverso. Dal vivo e difficile riprodurre gli stessi arrangiamenti gli stessi suoni che nascono in uno studio, però il discorso che vuoi proporre è più completo appunto perché puoi aiutarti con la gestualità, con certe coreografie. Sia il disco che lo spettacolo hanno dei valori molto diversi che pero sono legati fra di loro».

Credi che oggi esista lo spazio necessario per chi vuole dire qualcosa, cantando o suonando?
«Devo premettere che io non ho fatto assolutamente niente per poter incidere un disco; mi ci sono trovato per caso e l'ho fatto, perchè mi divertiva. Comunque non capisco la gente che ha ambizioni di questo tipo, chi vuole entrare a tutti i costi in sala di incisione: per la canzone nessuno ha mai vinto il premio Nobel! Ci sono tantissime cose più importanti da fare. Io mi esprimo, sempre artisticamente, in tante altre forme più costruttive della canzone, ad esempio con la pittura, il teatro. La canzone è limitativa, riduttiva, perchè dura tre minuti e deve vendere per forza. Quindi tre minuti di una cosa che deve vendere non equivarranno mai ad un quadro di Picasso »

I tuoi testi non rappresentano ciò che si potrebbe definire « positivismo »; pensi che, in effetti, ci possa essere una via d'uscita?
« Mi ritengo positivo e lo sono nel momento in cui porto la realtà alla gente. Penso che la gente debba imparare a vivere nella realtà. Si potrebbe riassumere tutto in una frase di una mia canzone: "l'ospite è già stanco, lo scherzo è tanto vecchio e non c'è niente in palio", infatti per me qualsiasi cosa è già vecchia, già vista e, in sostanza, non ci si guadagna niente. Questa è la realtà, anche se molta gente la rifiuta ».

Gli specchi nel tuo spettacolo sono sempre presenti. Che significato hanno?
« Lo specchio è un'immagine di verginità, la stessa che troviamo continuamente nel quotidiano, nella politica, una verginità che si deve sfondare ma si può fare se la gente è attiva.  Ma con i testi vecchi, con storie romantiche di vent'anni fa non si arriva a niente. La gente deve essere attivata da un qualcosa, deve essere cosciente di ciò che la circonda, solo cosi può rompere lo specchio. Con questo non vorrei essere considerato un simbolico, perchè non lo sono; ogni elemento che uso sul palco ha un significato preciso: gli specchi deformanti sono effetti scenici, la lastra di acrilico serve per dare di me un'immagine molto fredda e staccata e le luci al neon arrivano alla creazione di tali situazioni gelide, quasi allucinanti nelle quali mi trovo molto a mio agio ».

Rispetto a « Suicidio », tuo primo LP, cosa è cambiato in « Poco Zucchero », il nuovo album?
« Il primo rappresentava, come dice il titolo, il trauma atroce che si riceve entrando in un ambiente come quello della canzone, un ambiente nel quale le alternative sono solo due: divertirsi o diventare pazzi; il secondo LP pur essendo più maturo è l'espressione di un momento difficile, è un album che contiene veramente "poco zucchero"!».

LA SOTTILE VIOLENZA DI FAUST'O
Ritrovare dopo un anno Faust'O (in verità si chiama Fausto Rossi) è anche come avere la conferma che l'indifferenza con la quale è stato accolto il suo esordio (ricordate Suicidio?), non aveva, come dicevamo allora, una giustificazione precisa. Questo suo nuovo LP Poco zucchero (Ascolto) ci riporta un musicista con tutte le carte in regola per consentire di aprire sul suo conto un discorso che non potrà non interessare chi ha a cuore le novità che qualificano il campo della musica leggera. Faust'O a una maggior compattezza stilistica ha aggiunto un più coerente uso del linguaggio. Quindi un disco tutto da ascoltare, raffinato, incisivo, che coinvolge immediatamente a vari livelli: come avviene appunto in Vincent Price e in Funerale a Praga, due brani di buonissimo livello

Il Tirreno, 4.7.79
«Poco zucchero» - Ascolto. Distribuzione. Messaggerie musicali. Faust'o il metropolitano, l'ambiguo, il transessuale, Faust'o punk, Faust'o rock decadente, Faust'o uno come Renato Zero un cuginastro, Faust'o l'emarginato, Faust'o vedi Bowie. Quanto si è detto e Faust'o dopo il suo primo LP «Suicidio» è solo ciò che Faust'o non è: come sempre quando appare qualcosa di forte e di nuovo, si tende a definirlo in modo riduttivo. ricorrendo ai modelli di cui già si dispone. Ma il giovane interprete di «Poco zucchero» non è l'ovvia replica di qualcosa: Faust'o è il presente in tutta la sua evidenza. Una musica dura lucida, una voce insieme fredda e sensuale che dice la delusione come condizione reale dell'esistenza, che parla per immagini, evocando cose. Giunto al suo secondo importante appuntamento discografico Faust'o riporta in questa sede tutto il bagaglio di esperienze accumulato nel frattempo, reso criticamente al vaglio di nuove e più lucide prospettive.
Tra i brani nuovi si segnala «Vinccnt Price» dove Faust'o prende a prestito la figura del più classico interprete di Dracula per coagulare il senso del proprio vissuto. Viene «ripescato» «Kleenex», brano già in circolazione in un precedente singolo, e decisamente ne valeva la pena. qui c'è già tutto Faust'o. Il tono acido e disincantato, il suo modo di stare tra le cose senza appartenere a nessuna ma guardandole in faccia tutte. Non meno suggestive «II lungo addio». «Attori malinconici» «Cosa rimane», «Oh. oh. oh'». «In tua assenza» e «funerale a Praga»: difficile affrontarne i contenuti molto spesso mimetici riposti tra le pieghe del significato. Difficile, in sostanza, parlare di Faust'o con le parole di sempre. con gli schemi dell'abitudine e del conformismo: anche in questo caso non si può fare a meno comunque di prender atto dell'ottimo rock che sta alla base della sua musica un rock teso, coi nervi e i carattere dei nostri giorni» Giudizio, ottimo.

Ciao 2001, 15 luglio 79
Lou Reed, Lucio Dalla, Dario Argento, Paola Borboni, Marlene Dietrich, questi alcuni nomi a cui Faust'o al secolo Fausto Rossi, ha dedicato il suo Lp. Che cosa può esserci in comune tra le persone citate e Faust'o? Probabilmente se si esclude Dalla, un certo filo di perversità, un certo filo di ambiguità. insomma, una sorta di estetismo decadente, pervaso in alcuni casi da una sottile violenza. Il primo album di Faust'o intitolato Suicidio, è uscito circa un anno fa nell'indifferenza generale, eppure inaugurava forse nella musica italiana un nuovo processo di svecchiamento. I testi che Fausto canta sono scritti in italiano ma il loro spirito è europeo (nordico o mittel-europeo) come europeo è il rock a cui essi sono legati. Nel ricercare le origini ispirative della musica di Faust'o i più attenti parlano di David Bowie e di Roxy music, i più distratti parlano di Punk rock. ma entrambi sbagliano. Certamente il rock di Faust'o risente sia dell'estremismo metropolitano di Lou Reed che dell'estetismo futurista di Bowie, ma in primo piano resta pur sempre la personalità catalizzatrice dello stesso Fausto. Con il punk-rock non c'è addirittura nulla in comune, la violenza dei testi e delle musiche di fausto non è rozza e minimalista come nel punk, bensì cerebrale, rarefatta, sempre indirettamente suggerita. Insomma, se proprio se dovesse dare un etichetta al solo scopo di indirizzare il lettore, parleremo forse di after punk, perlomeno come indirizzo generale. ad un anno di distanza da Suicidio, il nuovo Poco Zucchero ci presenta un musicista maturato tematicamente e stilisticamente: infatti mentre le canzoni del primo lp erano state scritte in differenti periodi ed erano dunque maggiormente discontinue sia come ispirazione che come linguaggio, in Poco Zucchero si realizza una nuova compattezza creativa, la consapevolezza di un proprio autonomo linguaggio. Gli arrangiamenti sono quasi tutti dello stesso Fausto, da solo ed in collaborazione con Alberto Radius, co-produttore dell'album insieme a Faust'o e con la complicità di Oscar Avogadro, quale produttore esecutivo. gli arrangiamenti dunque, dominati dai sintetizzatori quasi sempre suonati da Fausto, dal modernissimo sassofono di Claudio Pascoli, e dalla scarna ed incisiva sessione ritmica di Walter Calloni e Julius Farmer, sono messi al servizio di un rock estetico e spettrale, che riesce a mantenere nella sua incisiva comunicativa, uno spiccato distacco intellettuale. tra i brani il più immediatamente comunicativo è Vincent Price, una sorta di Horror-comic-rock un po' Dario Argento ed un po' Roman Polanski, tra i quali glaciali ed inquietanti segnaliamo la sussurrata Kleenex (già apparsa mesi fa su 45 giri). la rabbiosa Attori Malinconici la più lunga e sperimentale Funerale a Praga, a metà strada tra il gotico e la modernità.

Nuovo Sud 23 giugno 1979
Con etichetta Ascolto, cantautore metropolitano Faust'o ha pubblicato il suo secondo LP dopo i notevoli consensi dei critica relativi al suo primo "Suicidio".Le caratteristiche musicali sono le stesse del precedente lavoro discografico, vale a dire rock molto sincopato sul filone dei punk e testi molto aggressivi. Il titolo "Poco zucchero" è in questo senso molto esplicativo.
Sorrisi e Canzoni 1979
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Viso tormentato, Faust'O esprime un proprio mondo inquieto, una realtà che è di tanti giovani.
I pezzi dell'LP:"Poco Zucchero" sono da ascoltare più volte.
Citiamo: "Vincent Price", "Kleenex", "Funerale a Praga".
Tanti collaboratori: Radius, De Piscopo, Farmer.


POCO ZUCCHERO, GRAZIE
Un rock glaciale, testi duri e lucidi che poco concedono alla liricità o al sogno: con Poco Zucchero, secondo appuntamento discografico per Faust'o, il musicista milanese si conferma un personaggio in grado di disporre un discorso del tutto personale. « Poco Zucchero »», un titolo che da solo è già sufficiente per comprendere il senso del nuovo album di Faust'o. Di zucchero, infatti, nel secondo disco di questo giovane musicista milanese ce n'è davvero poco. Un rock glaciale e penetrante, teso in una continua ricerca estetica, testi che poco o nulla concedono alla liricità, duri ed inesorabilmente lucidi, una voce a tratti fredda e a tratti sensuale ma sempre espressiva di una realtà che non lascia spazio al sogno. Sono questi gli ingredienti della scelta musicale di Faust'o che, alla sua prima apparizione sul mercato discografico avvenuta lo scorso anno con « Suicidio », gli sono costati l'attribuzione di un'infinità di etichette: punk, transessuale, decadente, immagine speculare di David Bowie. Definizioni spesso vaghe e, come tali, riduttive; Faust'o ha indubbiamente (e dichiaratamente) subito l'influenza di personaggi che hanno un ruolo di primaria importanza nell'evoluzione del rock quali Bowie, Brian Ferry, Eno, ma appare per lo meno semplicistico interpretare il debito artistico che Faust'o ha nei loro confronti in maniera esclusivamente negativa. Con « Poco zucchero » Faust'o riesce a dare un'immagine di sé autenticamente progressiva che consente di inquadrarlo non più come semplice replica dei grandi maestri del rock decadente, ma come un musicista in grado di condurre un discorso personale nel Faust'o panorama « after punk » internazionale. Privo di ammiccamenti, questo secondo LP di Faust'o non concede nulla al facile ascolto e per questo richiede un approccio attento che porta a scoprire le qualità del disco lentamente fino a rimanerne coinvolti. L'interprete-autore di « Poco zucchero » più che descrivere una situazione offre delle immagini quasi « fotografiche » che prendono vita nella mente dell'ascoltatore; una scelta non facile ma che, una volta acquisita la chiave di lettura del linguaggio di Faust'o, risulta indubbiamente efficace. L'impatto musicale è perfettamente funzionale al tono acido e disincantato della voce di Faust'o; un rock teso che può apparire come meccanico e freddo, assume progressivamente una forma di comunicativa a sé; fatta di colori sfumati e d'immagini musicali suggestive. Alla realizzazione di « Poco zucchero » hanno collaborato vari musicisti, da Alberto Radius, che con la sua chitarra svolge un lavoro quasi «sotterraneo », a Walter Calloni, batterista che, insieme al basso di Julius Farmer, riesce a dare una dimensione ritmica precisa ed incisiva. Essenziali, per il sound del disco, gli interventi dei sax di Claudio Pascoli che ancora una volta sorprende per la sua ecletticità, riuscendo a regalare momenti emotivamente molto carichi al rock sintetico di Faust'o.
Accanto agli strumenti tradizionali della musica rock si inserisce, in due brani, il violoncello di Piero Milesi; una operazione riuscita che dimostra che alla base del disco c'è una ricerca musicale in continua evoluzione priva di soluzioni gratuite e in grado di offrire un impasto sonoro nuovo ed espressivo. Il tutto viene stravolto attraverso echi digitali, filtri di banco e filtri di sintetizzatori, strumenti ai quali Faust'o si dedica da tempo.
ROCK SINTETICO
2001: Vorrei che mi tracciassi un parallelo tra « Suicidio » e « Poco zucchero ».
FAUST'O: « Tra i miei due dischi c'è una differenza di linguaggio che reputo piuttosto importante. Se per quanto riguarda il mio primo LP si può parlare di testi aggressivi, addirittura violenti, in « Poco zucchero » mi sono indirizzato verso una visione più lucida che lascia all'ascoltatore un grosso spazio interpretativo ».

2001: Ma dai più importanza al linguaggio o al contenuto?
FAUST'O: « Io subordino il contenuto al linguaggio, proprio per lasciar libero chi ascolta le mie canzoni di interpretarlo. E poi io non credo nella canzone come veicolo di un messaggio, a meno di una precisa scelta che non può non andare a discapito della canzone stessa. Non finalizzo mai un mio brano, in nessun caso mi prefiggo uno scopo, se si esclude il piacere che provo nel comporre ».

2001: Quale pensi che sia il destino della melodia nell'evoluzione del rock?
FAUST'O. «Penso che manterrà un'importanza fondamentale. Infatti, anche se ad un ascolto superficiale dei miei dischi può sfuggire, io ritengo la melodia importantissima e il fatto che poi la « nasconda » sotto delle basi musicali piuttosto fredde coincide con una mia precisa scelta estetica ».

2001: Il sintetizzatore nei tuoi dischi ha un ruolo di primaria importanza; lo consideri lo strumento del futuro?
FAUST'O: « Non me lo sono mai chiesto, so solo che lo trovo adattissimo per il mio tipo d'espressione musicale Da ormai molti anni sto svolgendo uno studio approfondito e costante sul sintetizzatore che io non intendo assolutamente sfruttare per creare delle situazioni d'automatismo. Al contrario, credo che questo strumento offra delle possibilità musicali ricchissime che io voglio verificare ».

2001: Oltre che sull'impatto musicale nei tuoi spettacoli ti avvali anche di trovate sceniche particolari, come, ad esempio, quella di passeggiare tra i1 pubblico regalando rose. C'è provocazione in questi tuoi gesti?
FAUST'O: «No, non credo che si possa parlare di provocazione vera e propria. La idea di dare fiori alla gente nasce semplicemente dall'intenzione di creare immediatamente un rapporto comunicativo, e il compiere questo gesto con un fare molto distaccato deriva dal fatto che io credo molto nel significato insito in ciascun oggetto. Una rosa è di per sé in grado di offrire una sensazione ben precisa ed è perciò inutile che io l'accompagni con un'altra sensazione ».

2001: Fin dalla tua prima apparizione sulla scena musicale sei stato caratterizzato da una "immagine" precisa. E' difficile avere una personalità da sostenere continuamente?
FAUST'O: « Sulla scena riesco ad esprimere me stesso e non un personaggio precostituito che non mi appartiene, per questo mi vivo benissimo. Non c'è differenza tra la mia vita privata e quella di musicista, al di là di quella che sul palco si vivono situazioni diverse che nella vita... ».

2001: Come pensi che ci si debba accostare ad un disco come « Poco zucchero »?
FAUST'O. « Credo che lo scopo principale di chi compra un mio disco sia il divertimento, il piacere di ascoltare della musica. Per ciò penso che non sia il caso di finalizzare una canzone per fare della cultura; io cerco solo di dare un'alternativa ad un certo tipo di musica di facilissimo ascolto
che nasce già "digerita"».

2001: Per quanto riguarda la situazione musicale italiana, ti senti solitario nel dare questo tipo d'alternativa musicale?
FAUST'O: Ci sono dei gruppi molto validi come i Chrisma e i Revolver, che hanno appena inciso un disco interessantissimo. Il rock è una musica
ancora tutta da scoprire che ha di fronte un orizzonte molto vasto e anche in Italia, finalmente, c'è qualcuno che si sta accorgendo che non esiste soltanto il rock dei Deep Purple e dei Led Zeppelin».

2001: Nelle tue canzoni sei ottimista o pessimista?
FAUST'O: « Nessuno dei due. Credo di essere riuscito a scrivere dei brani realisti e molto lucidi, senza contaminarli con emozioni personali ».

2001: Però, a chi ti ascolta di emozioni ne vuoi dare...?
FAUST'O: « Voglio solo offrire dei quadri diafani che l'ascoltatore può colorare con le proprie soggettive emozioni ».

Il Monello, 27.7.79
Friulano di nascita, ma milanese d'adozione, Faust'O si è appassionato alla musica fin da ragazzino. Ha studiato pianoforte al Conservatorio, ma più che Wagner o Beethoven, i suoi idoli erano i Beatles. Dopo la sua partecipazione al Festival di Sanremo e il successo ottenuto dal suo LP - Suicidio  Faust'O ha inciso un nuovo 33 giri intitolato  Poco zucchero con cui sì propone di fare nuovamente centro. Faust'O, il cantautore di origine friulana che ha deciso di chiamarsi così perché il suo vero nome (Fausto Rossi) gli sembrava troppo anonimo. partecipa al Festivalbar con una canzone originale: « Oh! Oh! Oh!», che sta riscuotendo un buon successo spacciatore di minuziose solitudini, troppo ingenuo per appartenere a qualcosa, troppo deluso per tacere...

Fausto si presenta con queste parole a chi gli chiede : chi sei?

Ma senza aggrapparci a considerazioni di tipo esistenziale, andiamo a dare una veloce occhiata al suo curriculum di uomo e di musicista. All'anagrafe risulta friulano, anche se non ha avuto neanche il tempo di respirare l'aria di quella regione fiera e malinconica allo stesso tempo, sprofondando dopo solo dodici giorni di vita nello smog della Milano del '54.
Faust'O è un tipo che non ha avuto neanche il tempo per giocare con i soldatini o le automobiline, preso com'era dalla musica fin da bambino, quando studiava pianoforte ai conservatorio.
Piccolo particolare: al posto degli austeri spartiti di musiche di Bach o Wagner.
Il Nostro si sgranchiva le dita con le musiche dei Beatles...
Man mano che cresceva riempiva la sua stanza di dischi e strumenti musicali dai quali si allontanava malvolentieri, anche solo per trasferirsi in sala da pranzo a mangiare.
I suoi idoli, o perlomeno i suoi artisti ideali erano Lou Reed e David Bowie, all'epoca guardati abbastanza sdegnosamente dalla critica ufficiale.
In Italia nacquero i nuovi cantautori, la musica pop era in fase calante, e Faust'o non per questo si staccò da quest'ultima.
Anzi, un motivo in più per andare avanti, per creare qualcosa che tenesse ancora in vita il pop di casa nostra.
E lo scorso anno nacque il suo primo ellepì, « Suicidio », in cui trovava posto tutta la sua rabbia accumulata contro il mondo intero.
Fenomeno inconsueto per un opera prima «Suicidio ", è stato accolto molto bene, al di là di ogni aspettativa,
 « In effetti mi aspettavo un certo successo da quel mio primo ellepì. convinto com'ero e lo sono tuttora di portare qualcosa di più attuale nei panorama musicale italiano», dice Fausto, sicuro di sé.

Adesso è in circolazione il suo nuovo 33 giri,  « Poco zucchero », che sta ricalcando lo stesso discorso del precedente anche se ha qualche innovazione in più.
Soprattutto sul piano musicale e che in vari concerti che ha tenuto in mezza Italia ha messo ancor più in evidenza.
Suoni che vanno oltre lo spazio musicale per invadere quello elettronico con un gran uso di sintetizzatori e addirittura dei piccoli computer.
I suoi spettacoli non sono tiepidi, non sono prettamente musicali, ma confinano con il teatro e per questo fanno discutere il pubblico.
Sono degli happenings provocatori, come i testi delle sue canzoni.
« A me le vie di mezzo non piacciono » dice Faust'O riferendosi ai suoi spettacoli.
« O il pubblico è con me, oppure è contro di me. Ed io lo vedo che discute, che si anima. E questo per me è il massimo, perchè significa che il mio lavoro è « vivo ».
E questo spiega anche il successo che ha ottenuto nella sua tournee. Successo che si è naturalmente tramutato in vil denaro, che per quanto vile a Faust'O è servito per acquistare nuove diavolerie elettroniche con le quali trascorrerà l'estate, lontano da tournée balneari.



OH OH OH / IL LUNGO ADDIO
MUSIC 1979
Ambiguo, provocatore, musicalmente indefinibile, Faust'O con questo 45 contemporaneo al suo secondo album propone un brano beffardo e grottesco che, per il ritmo pulsante che l'accompagna, può funzionare anche in discoteca.

Il Monello N.29, 20 luglio 79 
Faust'o è tra gli artisti che parteciperanno al Festivalbar '79. Bizzarro e simpaticissimo (che aveva già ricevuto consensi a Sanremo)  sta salendo vertiginosamente fra il novero degli artisti più quotati con il suo nuovo brano "OH,OH,OH", fresco, simpatico ed originale. Nel frattempo ha inciso anche un intero LP.

Genere: New wave It.  Di M.P.
L'artista- Il suo esordio è del 1978, con LP "Suicidio", che segna senz'altro una svolta importante nella moderna musica italiana.Milanese, misterioso, conoscitore degli ambiente emarginati della città. Faust'o ha creato un nuovo tipo di rock estetico e moderno, che trafigge come una lama.Sulla sua scia innovatrice, l'ultimissimo panorama musicale italiano sta cambiando, come dimostra l'emergere sulla scena di gruppi quali i Chrisma, gli Elettroshock, i Revolver.
Il Disco- Il solo vero difetto del precedente LP  "Suicidio" consisteva nel fatto che i brani, essendo stati scritti in periodi differenti, non suggerivano una immagine totalmente compatta. Con questo nuovo album, anche l'ultimo difetto è cancellato. Faust'o ci presenta una galleria di rock assolutamente moderni, sofisticati fino all'estenuazione, dotati di testi inquietanti e ambigui, malinconici e perversi. (Brani da segnalare: "Kleenex", "Funerale a Praga", " Attori Malinconici".

Dolly 10.9.79
Poco zucchero è il titolo del nuovo 33 giri di Faust'o, uno dei giovani cantautori italiani che sta cercando di guadagnarsi faticoamente un posto al sole. L'album il secondo della sua produzione contiene 8 brani scritti con parole e musica dallo stesso Faust'o. 

FAUST'O IL VIOLENTO
Dolly 30.9.79
«Sono friulano d'origine, sono nato e cresciuto a Milano, sono di estrazione medioborghese, sono scapolo, non ho degli hobby...»
 Questo è tutto quello che si riesce a tirar fuori a Faust'O, se gli si chiede di parlare di sé sul piano privato. Diventa molto più loquace, invece, se si tratta di parlare di musica. Faust'O, venticinquenne, si è messo in luce lo scorso anno con il suo primo album, «Suicidio» e ha bissato il successo quest'anno con «Poco zucchero».
 «Posso definirmi un autore e un cantante rock», dice. «La mia musica e i miei testi sono violenti, anche se in realtà sono un tipo tranquillo. Molti giovani si riconoscono in me». 

IVAN CATTANEO E FAUSTO: ROCK IRONICO  E ROCK ANGOSCIATO
Uomo Vogue, agosto 1979
Tra i pochi che ancora si sforzino di restituire al rock di casa nostra una dignità e una impronta personale, senza seguire supinamente le influenze anglosassoni, ci sono Ivan Cattaneo e Faust'o, due giovanissimi interpreti che rifiutano sdegnosamente l'etichetta di cantautore: tutti e due tentano, pur adattandosi alle esigenze del mercato discografico, di fare della musica stimolante, e di teatralizzare al massimo i loro recitals.
Il rock di Ivan Cattaneo è molto ironico [...]  e quello angosciato di Faust'o che detesta l'ambiguità l'ironia clownesca  ed ha puntato la sua attenzione  sull'angoscia.
Il suo primo Lp si intitolava Suicidio e aveva dei testi molto interessanti: ma aveva avuto la sfortuna di uscire durante l'esplosione del punk autarchico, e di confondersi in una marea di incesti, perversioni, sadomasochismo da canzonetta.
Il secondo Lp, Con poco zucchero, ha trovato finalmente lo spazio che meritava.
L'atmosfera delle canzoni di Faust'o è vagamente espressionista; i testi sono disperati e cattivi (si intitolano Funerale a Praga, Kleenex, II lungo addio, Vincent Price) e il rock è pesantemente elettronico.
I suoi spettacoli utilizzano vecchi espedienti come raggi laser, fumo bianco, trucco allucinato (la faccia lunga e scarna dipinta di bianco): però inseriti in una dimensione diversa, cupa, angosciosa. Mentre Renato Zero & C. aspirano più che altro a diventare delle soubrettes o dei fenomeni da circo, Faust'o e Cattaneo potrebbero aspirare al titolo di rock star nazionali: hanno voce, feeling, presenza scenica, e potrebbero trasformarsi in fenomeni autenticamente teatrali.
Infatti Cattaneo studia danza moderna e Faust'o, recentemente, ha incontrato Lindsay Kemp: lo straordinario danzatore-mimo che ha creato il mito David Bowie

IL ROCK DELL'ANGOSCIA
Lei, ottobre 1979
Il suo primo disco s'intitolava «Suicidio». Il secondo ha testi ancora più provocatori e angosciosi (i titoli: «Funerale a Praga», «Kleenex», ecc.). Ai suoi spettacoli si presenta sul palco con la faccia scavata dipinta di bianco, gli occhi allucinati: una specie di Pierrot nevrotico. Per la gente è uno choc. Nella vita quotidiana, in realtà, Faust'O non ha l'aria particolarmente angosciata o inquietante: è un ragazzo di venticinque anni vestito con maglione e jeans, senza tic nervosi e senza l'armamentario, i vestiti folli, le pose dei cantautori gay o delle aspiranti rock star.
«È vero, viviamo in un'epoca terribile". dice. «Un'epoca selvaggia, violenta, che ai giovani non da valori ne speranze. Ma a me va bene starci, accettarla. Non voglio rifiutare quello che succede intorno. L'angoscia può anche diventare un modo di vivere. Se la accetti, poi puoi anche stare abbastanza bene». Non è una prospettiva allettante. Io penso che accettare l'epoca in cui viviamo, con tutte le sue contraddizioni sia l'unico mezzo per combatterla. Non sarei così tranquillo se fossi come tanti miei amici, che al martedì stanno già pensando a dove andranno a passare il sabato e la domenica. Tutti pensano soltanto a evadere, a scappare. Sono circondato da gente che non fa che pensare al momento in cui potrà andare al mare o in montagna. E logicamente sta malissimo in città, io invece amo moltissimo Milano, con tutta la sua violenza... Giuro che faccio fatica a star molto tempo lontano da Milano. Se dovessi fare un viaggio andrei in un'altra città. New York ad esempio. La natura non mi dice niente. E poi, per me la natura del 79 è questa: asfalto, grattacieli, traffico. Mi ci trovo perfettamente a mio agio.

Come reagisce il pubblico ai tuoi spettacoli? Si ribella o resta passivo?
Ci sono sempre, specie nelle discoteche in provincia, i soliti tre burini che fanno casino; in città invece sono più frequenti i gruppetti di moralisti, reduci dal '68, che ti gridano «scemo, scemo» soltanto perché usi il laser o le luci colorate e questo a loro sembra un lusso decadentistico. Ma per il resto il pubblico reagisce benissimo. Ormai ci sono tanti ragazzi che sono capaci di andare fino in Svizzera o in Germania per sentire i nuovi gruppi, e uno spettacolo rock un po' violento per loro è normalissimo. Anzi, mi fa piacere che mi apprezzino e mi applaudano anche se hanno ascoltato dal vivo dei gruppi internazionali famosi...

Parlando di tè la critica nomina un sacco di influenze: il rock Inglese, l'espressionismo tedesco...
Mah! Da quando hanno tirato fuori questa storia dell'espressionismo mi sono comprato una pigna così di libri, perché ho paura di non averlo studiato bene a scuola... Il rock inglese invece, è vero, mi ha influenzato moltissimo. Mi ha subito preso bene, fin da quando ero ragazzino e ascoltavo i Beatles. Non ho mai ascoltato molta musica di altro genere tipo blues o jazz. Adesso mi piace la musica di gruppi come i Talking Heads: tecnicamente non è per niente difficile, ma bisogna sentirsela in testa. Certo il rock è la musica di una sola generazione: non credo che mi piacerà ancora a trent'anni. Piuttosto che ritrovarmi sul palco a trent'anni passati a far la scimmia come Iggy Pop, credo mi svenerei..

Quando hai cominciato a suonare?
A sei anni: studiavo il pianoforte. La passione per il rock mi è venuta a dodici anni; ho cominciato a comporre dei pezzi. Ho anche scritto molti testi in inglese, perché ero convinto che con quel genere di musica l'italiano non funzionasse. Sono capitato in una casa discografica per caso: mi ci ha portato un mio ex compagno di scuola che si era messo a curare la promozione di una nuova etichetta, L'Ascolto. Qui mi hanno chiesto di scrivere dei testi in italiano, cosa che mi ha messo parecchio in crisi. Adesso invece scrivere in italiano mi va benissimo, non ho più problemi.

Frequenti qualche musicista?
Nessuno a parte Ivan Cattaneo. Adesso mi sono avvicinato un po' anche a un nuovo gruppo rock, i Decibel. Li sento abbastanza vicini a me. Logicamente, non credo che potrei fare amicizia: che so, con Gianni Bella...

Sei narcisista?
Non particolarmente. Non sono uno di quelli che sul palco si trasformano. Siccome ho sempre avuto la mania del teatro, fare spettacoli mi piace. Ma preferisco il lavoro in sala d'incisione.

Di che cosa parlerà il tuo prossimo disco?
Avevo già un argomento in mente: il terrorismo. Non intendevo parlarne bene: semplicemente, volevo descrivere delle situazioni di oggi. Tirar fuori quello che succede in giro, senza fare considerazioni personali. Ma logicamente tutti me l'hanno sconsigliato: è un discorso troppo difficile, troppo pericoloso. Comunque, sto scrivendo molto: quando ho un pezzo in mente sono capace di stare cinque o sei ore al giorno davanti al pianoforte finché non mi viene fuori come l'avevo pensato. Non sono uno che si alza la mattina con un motivetto in testa: le mie canzoni le elaboro moltissimo. Quindi preferisco non fare anticipazioni.

SCIABOLATE DI LASER
Quotidiano Lavoratori 23.5.79
La musica a Milano sta vivendo da un po' di tempo un periodo molto felice: Cosi in occasione di inaugurare la stagione estiva è stata fornita dall'etichetta Cgd-AscoIto che assieme al Comune di Milano, ha organizzato martedì 22, un grosso concerto gratuito all'Arco della Pace. Durante la serata, tra le sciabolate di luce dei tre laser tanto reclamizzati sui manifesti che tappezzavano la città, si sono alternati sul palco Faust'O e il suo gruppo, Alberto Radius, e Ivan Graziani. Vorrei soffermarmi un attimo su Faust'O, che tra i musicisti esibitisi è senz'altro quello con idee più nuove. A lui, era stato affidato il compito di aprire la serata, presentando lo spettacolo che trae spunto dall'ultimo suo lavoro, intitolato Poco zucchero. Le influenze musicali di questo giovane personaggio milanese arrivano direttamente d'oltre manica (Bowie, Roxy Music, Brian Eno) e alla sua musica rock, sa unire dei testi che sono dei flash sulla violenta realtà quotidiana della metropoli. Il pubblico, numerosissimo, ha applaudito ed ha mostrato di gradire molto iniziative di questo genere.

CASCO D'ORO E' DIVENTATA UNA MANAGER DI FERRO
Il Giorno 18 aprile 1979
Caterina Caselli passa in ufficio 14 ore al giorno. Sta organizzando dal 21 al 24 maggio un grande spettacolo davanti  all'Arco della Pace. Tra gli artisti da lei prodotti, «Faust'o», giovanotto dolce ed esangue, che non rischia lividi. Ha intrapreso un giro che serve a presentare un disco d'imminente uscita, «Poco zucchero», ed è un vero spettacolo che si srotola sulla pedana del dancing. Offre rose rosse con gestì malinconici di un Pierrot che sotto la maschera bianca cela il disagio di essere diverso; alle spalle ha un grande specchio in cui sdoppiarsi, mentre sapienti effetti luminosi creano atmosfere rarefatte di cabaret espressionista, da Berlino anni Venti, con clima funerario che piacerà alle ragazzine inclini, al pessimismo. «Faust'o» se la prende con la «stupida gente -che crede nell'ambiguità - gente che fugge - ma solo a metà» e la sua esibizione dinanzi ad un pubblico difficile, abituato a vedettes collaudate, è salutata da molti applausi.

La Notte 23.5.79
La serata è iniziata con la scoperta di Caterina Caselli Faust'o. un ragazzo venticinquenne di origine friulana subito trapiantato a Milano che ha siglato sotto i Laser la sua quattordicesima apparizione in pubblico. Un genere rock impegnato, pieno di testi difficili e non sempre comprensibili ma che per lui — come ci ha spiegato poi — vogliono dire tante cose. E tutto quello che vuole dire è condito da una lastra di (sostanza acrilica incorniciata dal neon, da fumo procurato, persino da una saldatrice in azione che aiuta a sottolineare le immagini oscure, come lui stesso le ha chiamate. Al primo rampollo di casa Caselli ha fatto seguito Alberto Radius chitarrista della « Formula Tre.

LE CENERI DELLA MUSICA
Intervista a Faust'o, giovane cantautore milanese
A cura di Augusto Romano, Lotta continua 21 dicembre 1979
Il suo nome è Fausto Rossi, in arte Faust'O. E' un musicista, e finora ha inciso solo due LP, dei quali l'ultimo, «Poco zucchero» ha ottenuto un riconoscimento quasi unanime dalla critica. Con lui abbiamo parlato di musica e canzoni; ma i reciproci pensieri hanno coinciso perfettamente quando si è trattato di muovere critiche alla situazione musicale italiana, cronicamente statica, e quindi delle difficoltà ad emergere delle nuove leve di musicisti. Abbiamo pensato, quindi, a qualcosa di provocatorio, a qualcosa che muovesse un po' le acque: questa intervista.

Come vedi attualmente il panorama musicale italiano?
C'è un tramonto della discomusic (se ne avevano avuti i primi sentori già l'anno passato) dovuto ad una rivalutazione del pop (non a caso si rispolverano i gruppi come «Le Orme» i «New Trolls » e la stessa «PFM») e ad una offensiva rock condotta dalle multinazionali del disco. D'altra parte esiste ancora il «cantautore », anche se è scomparsa la figura stereotipata del cantautore, con chitarra e via, i cui esponenti cercano di darsi un tono in più perché sentono di essere fuori tempo, però in ogni caso, non ci riescono, e lo si vede, ed è un voler vendere a tutti i costi. Inoltre sono personaggi come Finardi, che annaspano, che cercano di stare sull'onda perché sono giovani e tentano di seguire ciò che i giovani fanno adesso, oltre al normale mercato di musica leggera con i Baglioni, i Cocciante,Renato Zero. ecc.

Ma dietro a questi nomi, questi personaggi che monopolizzano da parecchi anni la musica italiana, non c'è niente di nuovo?
Sì, c'è qualcosa di nuovo, di veramente nuovo, qualcosa che fino a poco tempo fa non c'era; è qualcosa che ha, sì, radici nella musica straniera, ma rimane piuttosto attuale. C'è della gente che abbastanza similmente si muove, comunque assieme, e pure gli stessi cantautori che oggi si raggruppano, non sono mai stati così vicini, e come idea e come voglia di esplodere. Ci sono giovani musicisti che vogliono fare qualcosa di nuovo, della « nuova musica » (sempre con matrice rock) muovendosi nella stessa direzione o comunque in direzioni diverse, ma con la stessa forza e senza più rivalità, e questa è una cosa giusta.

Da cosa è caratterizzata questa « nuova musica? 
Quando tu ascolti un disco qualsiasi, da Dalla a De Gregori, da Graziani a Finardi, ti accorgi che il suono è sempre lo stesso, la costruzione del pezzo è sempre la stessa; il testo, poi, mira sempre ad un certo scopo, che è quello di coinvolgere il pubblico in ogni caso. Ora, quando qualcuno cerca di spezzare queste costruzioni, di creare dei suoni in alternativa a questi, o comunque più reali, ed è il caso di questa «nuova musica », non ha più diritto a farsi sentire, a fare dei dischi, ed è tagliato fuori dall'ambiente discografico. E non si scappa: voglio dire, che al di là degli sforzi patetici, come possono essere quelli di Finardi, di cercare di modernizzare la sua musica col sintetizzatore, che però ripropone vecchie melodie, perché il sintetizzatore non è fatto per riprodurre il suono della chitarra o comunque sempre uno stesso suono, non c'è uno sforzo da parte di queste persone, che come hai detto tu prima, giustamente, monopolizzano la musica italiana, per creare qualcosa di nuovo: non gliene frega proprio un cazzo. In ogni caso, hanno capito che se vogliono rimanere in una casa discografica, devono continuare a vendere dischi, e fanno di tutto per farlo, prendendo per il culo la gente, perché sono realmente dei personaggi ambigui.

Ma allora chi fa rock in Italia?
Ecco, a questo punto vorrei precisare una cosa: io mi tolgo subito dal numero; io non faccio rock e non mi interessa farlo. Altrimenti come potrei
fare delle cose nuove, visto che in Italia il rock lo fanno Finardi e simili. Io voglio prendere le distanze, pur senza disprezzare nessuno.

Non esiste dunque nessuno spazio?
Esatto, a nessun livello. Prendi la stampa: i grandi quotidiani danno spazio solo a cose di un certo richiamo, mentre la stampa specializzata è quello che è. Schematizzando, si può dire su Nuovo Sound hanno spazio i Pooh e Renato Zero, mentre Ciao 2001, molto più ambiguo, ha rubriche scandalose quali « Caro psic » e «Lettere al direttore » e in ogni caso parla sempre bene di tutti. creando così confusione; infine Popster, che presentatosi con una linea, per l'Italia nuovissima, con rock a tutto spiano, sembra che voglia trattare anche cantanti italiani, ma poi alla fine scade, dedicando alla musica italiana solo pochi trafiletti, che devi voltare altre sette pagine per ritrovare il punto e mai superiori alle 20 righe. Oppure, ad un certo punto trovi tre pagine più fotocolor dedicate a Bernardo Lanzetti. Ma permettimi: chi è sto' Bernardo Lanzetti, fa un rock vecchio di 20 anni. Per il resto si da molto spazio a tutto quello che viene dall'estero. Non parliamo poi della televisione in pieno '79 esiste ancora un Pippo Baudo alla domenica pomeriggio... Aggiungi che a Milano soprattutto la sinistra, ha chiuso tutti i buchi possibili al rock, la stessa sinistra che con le radio libere, ha dapprima boicottato personaggi quali Lou Reed e David Bowie, salvo poi averli ripescati in tempi più recenti.

Appurato che non esistono dunque spazi, può avere un futura questa « nuova musica »?
Io faccio questo tipo di musica perché mi interessa, la sento ed è comunque attuale, ma non credo molto nelle possibilità di riuscita di questo tipo di musica; credo che andremo avanti ancora a Baglioni e Finardi, perché questo è quello che ci impongono i mass-media. E' una realtà che non esista uno spazio per una musica nuova, e non esisterà mai, neanche con un'intervista come questa: se ne può solo parlare e sentirci più vicini.

Io forse sono un po' più ottimista: in noi non c'è presunzione, e non diciamo che questa musica è buona e l'altra cattiva: in noi c'è uno sforzo per rinnovare qualcosa. Ecco, si dovrebbe abituare la gente ad ascoltare cose nuove. Noi vorremmo, che tutto ciò che è stato detto, non rimanga lettera morta. Vorremmo creare un grosso dibattito su ciò, sia, nel limite del possibile all'interno del giornale, sia al di fuori di esso, magari in un dibattito pubblico, a cui invitiamo fin d'ora discografici e giornalisti, cantanti e gruppi, ma soprattutto voi, cari amanti del rock.

Note al testo di: In Tua Assenza (di Claudio Chianura)
"saputo che scrivevo delle piccole poesie, fausto mi chiese di poterle leggere per il suo secondo album. scelse questa, in realtà una libera traduzione da "Breaking glass" di Bowie (da Low).
la parola 'lussuria' fu giustamente cambiata dal poeta Nanni Cagnone con 'memoria', meno connotata eticamente."

in tua assenza



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