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Arena di Verona
1983 di Joy Yellow ( Luciano Triolo)
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17/5/83
FIRENZE TENAX
19/5/83
ROMA PIPER
26/5/83
MILANO ROLLING STONE
28/5/83
PESCARA
4/6/83
BOLOGNA MARABU’
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Ultimamente stiamo assistendo a quella che ormai da molti
viene considerata la calata dei barbari: ogni sorta di artista straniero
trova terreno fertile nel nostro paese.
In maniera
disordinata e caotica si sta susseguendo in Italia una programmazione di
concerti che vede impegnata senza distinzione avanguardie e retrovie della
musica internazionale.
In questo contesto è quasi doveroso scendere in pista; per
un artista italiano come Faust’O, impegnato da tempo in un discorso di
allineamento musicale ad una Europa che guarda all’Italia come se fosse la
periferia dell’Impero.
Da qui la creazione di un trio che presenterà in concerto
l’elaborazione dei brani più significativi di questo Artista.
Un concerto elettrico per quello che è considerato il “
poeta elettrico”.
Un concerto in cui i suoni avranno grande importanza.
Un concerto in cui ogni elemento del trio è impegnato in
una ricerca di nuovi sbocchi e nuove sonorità.
Un chitarrista, Umberto Rossi, che arriverà a stravolgere
il suo strumento per ottenere dallo stesso quello che pochi sono riuscita ad ottenere.
Un pianista, Sergio Lymp, giovanissimo “professore”,
impegnato ad elaborare un strumento, che insieme alla voce di Faust’O, può
essere consideratoli “cuore” del concerto.
Faust’O, infine, con le sue tastiere, i suoi ritmi
elettronici, i suoi rumori e le sue canzoni che si stanno insinuando nei
giovani come ghiaccio in un ferita.
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CANTANDO
ELETTRONICAMENTE
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Strumenti
musicali di Giordano Casiraghi Maggio 1983
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Atteso ritorno alle esibizioni live per Fausto, personaggio schivo e
introverso. A Milano è passato per il locale rock per eccellenza il Rolling
Stone a soddisfare i suoi calorosi e fedeli fans. Anni fa si era fatto notare
con un disco d'esordio piuttosto atipico, dove musica e testi camminavano di
pari passo. Particolare attenzione verso sonorità elettroniche portarono ad
individuare il personaggio come un precursore di nuovi orizzonti musicali.
Alla realizzazione artistica c'era Alberto Radius, ma forse non era il
momento giusto e anche il secondo LP "Poco Zucchero" non ebbe molta
fortuna nonostante i felici momenti di alcune canzoni come "II lungo
addio" e "Vincent Price". Il canto di Faust'o è intriso di
sentimento mediterraneo e il paragone con musicisti inglesi non regge più.
Dopo un LP piuttosto confuso come "J'accuse ...amore mio" rompe il
sodalizio con la CGD per passare all'autoproduzione di "Out now" un
disco di sola musica. È un atto di liberazione verso antichi amori: un
togliersi di dosso storie di vario genere, dal jazz a Eno, alla ripetitiva di
Glass. Finito questo bagno smacchiatore Faust'o è pronto per altre melodie e
ne esce un disco di nuove canzoni per la Ricordi. È una nuova fase con maggior disponibilità verso il pubblico e infatti non si fa pregare per un tour italiano. Per l'occasione Faust'o è in posizione centrale sul palco, ha due Revox per le parti preregistrate e un Prophet-5, una Linn Drum e tanta voce. Lo accompagnano Umberto Rossi alle chitarre tra cui una Fender Stratocaster in un modello rifatto pari alle annate migliori dei primi anni Sessanta. Rispetto alla Fender usata in modo pulito con suoni stirati dal tremolo, l'altra chitarra Baldwin è sintonizzata su atmosfere cupe dai suoni sporchi. Un delay DOD e un compressore MXR per una maggiore saturazione. Il tutto amplificato da potenti Marshall. Parte di rilievo anche per le tastiere manovrate da Sergio Lymp costituite da un piano elettrico Kawal molto ritmico e una Jupiter 8 della Roland. Il gruppo ha suonato per circa un'ora presentando le canzoni dell'ultimo periodo riscuotendo clamori per "Ch'an cha cha" e "Alien", curiose anche le note di " Thick as a Brick " usate come intermezzo tra canzoni. |
L'INQUIETANTE
CONCERTO ROCK DI FAUSTO
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Sarà l'erede di
Renato Zero?
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Di M.L. Fegiz
Corriere della Sera 28 Maggio 1983
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Un personaggio demoniaco e senza mezze misure.
Show di emozioni elettroniche MILANO: Davanti a pochi giovanissimi, ma assolutamente entusiasti, si è esibito l'altra sera al Rolling Stone, Faust'O, enigmatico «rock man» nativo di Sacile (provincia di Pordenone) che nel 1978 si fece notare con un album dai toni decadenti e drammatici dal titolo «Suicidio». Seguirono nel 1979 «Poco Zucchero» nel 1980 «J'accuse...amore mio» e, dopo tre anni di silenzio, circa un mese fa, «Faust'O», cantato in varie lingue (inglese, francese e spagnolo) che sottolinea ancora una volta lo strano potere carismatico di questo insolito music-maker: a dispetto dell'indifferenza con cui sono stati accolti tutti i suoi album e dell'afflusso limitato di pubblico al concerto dell'altra sera, abbiamo l'impressione di trovarci di fronte ad una «mina vagante» della musica italiana, nel senso che se mai fra qualche giorno, mese o anno, il fenomeno Faust'O esploderà, sarà ancora con una violenza e un fanatismo paragonabili a quanto successe con Renato Zero.
Sul piano culturale, musicale ed esistenziale Faust'O e
Renato Zero hanno ben poco in comune, tranne due elementi: sono entrambi dei
personaggi inquietanti (con qualcosa di demoniaco) e hanno entrambi una «O»
(o uno Zero) nel nome d'arte. L'altra sera Faust'O ha eseguito dal vivo,
accompagnato da una complessa strumentazione elettronica (la tecnica moderna
fa sì che un semplice trio possa diventare una vera e propria orchestra) le
canzoni del suo ultimo album: Ogni fuoco, Ch'an cha cha, E poi non voltarti
mai. Stracci alle fiamme. Cinque strade, Jeraldine, We turn away, Alien, Rip
van Winkie, Ultimi fuochi, nonché due canzoni del precedente J'accuse...amore
mio, divenute irriconoscibili in un contesto molto elettrico. Difficile
catalogare le canzoni di Faust'O, c'è rock, c'è new wave romantica, c'è
capacità di rivelare emozioni e contraddizioni dell'adolescenza (che però
oggigiorno per molti si protrae fino ai trent'anni, almeno sul piano delle
insicurezze psicologiche) con uno spessore di scrittura e di espressione che
non lascia indifferenti. Ecco un artista che non potrà conoscere vie di mezzo
fra il trionfo e l'oblio.
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POETA DEL
MALESSERE
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di Nicoletta
Arcari 28 Maggio 1983
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Pubblico scarso ieri sera al Rolling Stone, ma composto in
prevalenza da «addetti ai lavori» per il concerto milanese di Faust'O. La
platea era di tutto riguardo. Tra i giovanissimi fans che applaudivano
entusiasti, c'erano i Matia Bazar al completo, l'attrice Laura Lattuada, in
due pezzi bianco e nero, che ha seguito il concerto vagando fra i divanetti e
la pedana senza sedersi un momento. C'era Enrico Ruggeri del quale è uscito
recentemente L'LP «Polvere» con gli immancabili occhiali da sole cerchiati di
bianco. Il disc-jockey Max Venegoni, di Studio 105, la radio più seguita del
Nord-Italia con un paio di collaboratori dell emittente, Alberto Fiore degli
Stormy Six, precipitatesi successivamente in camerino per complimentarsi con
Faust'O.
E poi il batterista dell'estinta Equipe 84 e una vera folla inconsueta di giornalisti. Il concerto del «poeta elettrico» come lo chiamano i suoi seguaci, è cominciato alle 22 e 30, dopo un'ora di discoteca, ed è stato un crescendo di entusiasmo.
Il cantautore ha interpretato, coadiuvato dai
collaboratori Ub Rossi alla chitarra e Sergio Conforti al piano e con
l'ausilio di tastiere elettroniche, tutti i brani del nuovo album che si
intitola «Faust'O» («Ch'an Cha Cha», «Stracci alle fiamme», «Alien» e via
dicendo più un paio di pezzi tratti dal 33 giri «J'accuse» che i presenti
conoscevano a memoria. «I suoi testi sono fortissimi» dicevano alcuni
ragazzi, e altri proclamavano: «Questo nuovo Lp ancora non lo abbiamo
assimilato ma Faust'O è sempre grande». Il carisma di questo cantante e
autore nato a Sacile in provincia di Udine 29 anni fa, risiede nel fatto che
ha saputo dare voce ad un certo malessere e alla confusione giovanile. Sempre
appartato rispetto ai circuiti produttivi e promozionali, ha tentato due anni
fa di fare tutto da solo con un disco autoprodotto «Out Now», ma ha preferito
successivamente tornare a lavorare con l'industria discografica anche se non
intende concedersi più di tanto.
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FAUST'O O DELLA
POST-PURIFICAZIONE
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Ciao 2001 di
Francesco Adinolfi Giugno 1983
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Concerto romano e nuovo album per poter incontrare e parlare con Faust'o
in un coinvolgimento emotivo molto particolare Roma. Ho visto la fine del rock'n roll... l'altra notte al Piper, sgretolato tra i synths, assassinato nei computers, scorticato da Faust'O e gli altri. Se in Italia c'è mai stato rock'n roll questo è vissuto fino a ieri, oggi non è più. Sul palco un numero di macchine per fare suoni, dietro Faust'O, più avanti Sergio Lymp e le chitarre di Rossi. Credetemi vederlo live è la stessa sensazione che si ha in una stanza zeppa di specchi: totale disorientamento. Sono suoni sintetici e anche al di là del sintetico; voci strozzate, 'modulate, studiate per mordere i ritmi e affogarli in riffs straziati e ripetuti. C'è tanta elettricità da illuminare un Colosseo per giorni. Non ho mai creduto alle esagerazioni delle biografie ma a questo sì: Faust'O è elettrico. Elettricità in ritmi, suoni voci. Le voci di Faust'O sono fredde, calde, riescono anche a bollire e soprattutto in attimi più facili come «C'han Cha Cha » e simili, il disorientamento però rimane e l'altra notte a Roma ce n'è stato tanto. Faust'O in palco non ha convinto tutti e tra questi almeno in parte, ci siamo anche noi. E' un disorientamento che per certi si è anche tradotto in un vero e proprio stato confusionale fino a raggiungere quel livello emozionale che chiamano 'NOIA. Tutto questo perché Faust'O rappresenta realmente il « Suono Del Momento » e lo rappresenta fin troppo da averlo portato in palco ai suoi estremi. E mi spiego. Le macchine che ci sono e devono starci tendono progressivamente a sfuggire, si impongono, prevaricano fino a schiacciare l'uomo. Al di là di tutto, però, la linea sonora è sempre lì, tra le più vivide finora tracciate in Italia, densa di pulsioni e coinvolgimenti emozionali. C'è dietro tutta la nuova tendenza britannica, il pop trasparente dei computers, la decadenza dei '70's, le reminiscenze dei Sessanta. Le radici di Faust'O si incastrano tutte nella sotterraneità milanese; anche per lui anni di suono alle spalle e cinque lavori tutti in studio. Tra questi «Out Now», l'espletamento tra gli esperimenti e «Faust'O» il suono della post-purifìcazione, capirete poi. Il primo lavoro, «Suicidio», era il disco delle origini, Bowie, Roxy e altro venivano fuori tra i solchi inventando quegli strati sonori su cui Faust'O e suoni scivolavano; poi «Poco Zucchero», un netto spostamento evolutivo, e «J'Accuse... Amore Mio», il più assimilabile, fluido e immediato dei lavori; questo fino a «Out Now» uscito prima di «Faust'O» e ancora acme di una introversione sonora estremizzatissima. Faust'O: «Quella di "Out Now » è stata un'esperienza particolarissima, a quei tempi mi sono trovato in un periodo molto buio, davvero non sapevo cosa fare... non sapevo se continuare o mollare tutto. "Out Now" mi è servito moltissimo, è stato in un certo senso il disco della purificazione... voglio dire grazie a questo lavoro sono riuscito a tirar fuori tutte le energie negative che avevo dentro... creavano confusione, frustrazione. Nel disco c'è di tutto, cose vecchie nuove giovanili e altro, c'è Eno, Cage e simili...». Un'esperienza che ti ha maturato anche dal punto di vista del rapporto con la gente e i «media» in particolare... Faust'O: «Certo, anche in questo senso. Dopo "J'Accuse..." il rapporto con la gente era diventato molto difficile, non c'era disponibilità da parte mia, questo naturalmente ha avuto i suoi lati negativi, se infatti mi fossi concesso maggiormente cose come "Hotel Plaza" avrebbero certamente venduto di più. Per quanto concerne i "media" davvero non aveva nulla da dire, da spiegare, volevo starmene da solo e basta ». E il nuovo lavoro, il « post-purificazione »? Faust'O: «L'esperienza di "Qut Now" mi ha maturato moltissimo e infatti "Faust'O" è un disco diverso... Tutto ha acquistato una dimensione diversa, molto più naive, semplice; anche i testi sono diversi, i brani nascono da un vero e proprio attimo di sintesi ». Sempre riguardo ai nuovo lavoro come è stato accolto? Faust'O: «In modo piuttosto strano, c'è chi ha accusato di essermi fermato, chi ha parlato di altri artisti che mi hanno superato... ma cosa? In cosa? lo non ho mai iniziato nulla, come ho fatto a fermarmi? Non ho mai inventato uno stile o seguito direzioni, ho sempre fatto quello che volevo, se oggi in Italia sono in tanti a suonare così e lo fanno anche meglio buon per loro». Anche questo disco segue dilemmi che sono ormai tuoi e mi riferisco soprattutto a quella miscela di lingue di che usi sempre... Faust'O: «E' un modo di esprimermi a cui tengo moltissimo, è tutto molto semplice con più lingue riesco ad esprimere quello che in italiano sarebbe impossibile. Lavorare così mi permette dì arrivare subito al punto e all'essenziale». Oltre alla mancanza di «suoni gialli » non c'è in Faust'O, e questo sorprende maggiormente, una vera e propria direzione; c'è piuttosto una linea ormai tracciata da anni, più cerebrale che strettamente sonora. I1 nuovo disco non segue schemi, sono suoni avulsi da ogni contestualità eppure deliziosamente toccanti. «Qualcuno ha detto che i tempi mi stanno lasciando indietro... » Beh, quello che la gente non ha capito è che Faust'O non ha mai avuto tempi e si trova incredibilmente a rappresentarli in tutta la loro transitorietà. «Faust'O», tocca proprio per questo, è un lavoro gradevole, a tratti tetro, scuro, per attimi limpido, trasparente, Tra le cose più belle proprio «C'han Cha Cha» quasi latineggiante e sorretta a tratti dai piani delicatissimi quasi sfiorati poi «Ogni Fuoco» e «Cinque Strade» che trasudano decadenza e rotolano tra voci svogliate e trascinate. «Jeraldine » è tra i più ruvidi, una chitarra nervosa che lacera, un basso percosso e un drumming perennemente costante. Poi «We Turn Away» quasi battiadea e «Alien» con inizi tribali e voci strozzatissime. Faust'O canta come se l'inferno gli fosse scoppiato in corpo e si stesse mutilando, mentre i ritmi si sciolgono dissolvendosi. Assurdamente, minacciosamente, drammaticamente Faust'O ha divelto gli stilemi che fino ad oggi hanno fatto il rock a tre colori, e questo smentendo chi voleva nero e dandogli bianco e viceversa, come un buco nero che ingoia tutto e lo ridà a suo modo. Faust'O ha filtrato l'Europa e con Garbo sono in due. |
CHE QUALCUNO VI
BENEDICA!!
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Di Arnaldo
Pontis
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Il concerto romano che Faust'O tenne al Piper nel 1983 fu
stupendo ed estremo. Un concerto fatto per altri luoghi e altri tempi. Non di
certo il Piper romano di allora, l'Italia dei primi anni '80. Fausto
chiuse con la frase con "Qualcuno vi benedica"... Quasi sottovoce,
e se non erro "Dio abbia pietà di noi" (o forse credo si trattasse
di un "voi") era la frase appena precedente..! Non ricordo
chi fosse il giornalista sul Ciao 2001 ma le sue frasi come ... quel livello
emozionale che chiamano noia... o ... il pop trasparente da computer... mi
fecero capire già allora che ben pochi (anche tra quelli che si occupavano di
musica) avevano davvero idea di dove stesse andando l'elettronica
sperimentale di quegli anni, che non era fatta sicuramente da gente come
"Plastic Bertrand" o i Rockets con la Apache in versione
"space-opera" e altro popettino simile. E il rock & roll
era già morto con i Pink Floyd di Ummagumma o con i Velvet Underground. Senza
dover nemmeno aspettare il punk o la No-Wave. Figurarsi la New-Wave... ! Ma
tutto questo andrebbe spiegato anche a molti dei giornalisti di oggi...!
Faust'O, per molti di loro ovviamente era un alieno assoluto, sopratutto in
quell'Italietta musicale messa a cavallo tra la fine dei '70 e i primi
'80. Anni dai quali le orecchie "melodiche" del nostro
pubblico uscivano a stento da quintali di progressive o dall'overdose di beat
degli anni precedenti. Figuriamoci, sentire roba come "Out
Now". Immagina che palle ..! Innanzitutto era un disco senza
chitarre o quasi...! (Sound of my Walls) con un sound inclassificabile e
"de-genere" una specie di nuovo impasto di elettronica fusa
in sprazzi di free-jazz, tappetti di sax allucinato su ritmi sincopati e
storti, o sovrapposizioni di tapes con voci in slow e/o accelerate
sommate a piano ed effetti analogici in loop. Doveva essere una specie di
incubo per le orecchie di molti ascoltatori di allora. Del resto la maggior
parte dei nostri musicisti in quegli anni (e anche la critica) iniziarono ad
interessarsi di elettronica quasi solo perchè era moda del momento e faceva
"trendy"! Ovviamente orecchie poco allenate tendevano molto
facilmente verso le cose più "semplici",diciamo il sound
anglossassone con le "casse aperte" belle pulite e tagliate che più
di maniera non si potrebbe. E il massimo dell'elettronica per molti era
usare un moog che faceva davvero molto "guardiano del faro" o
impostare i bpm sui preset della rithmyn machine alla "pop-corn"
appena ne trovavano una bella e pronta in studio. Ecco perché decine di
dischi di allora (mica solo italiani ovviamente) "suonano" tutti
nello stesso identico modo orribile e plastificato. Ben pochi fecero allora tesoro
dell'elettronica sperimentale di matrice tedesca degli anni precedenti e non
parlo mica dei Kraftwerk, ma dei loro tanti e forse meno noti
"progenitori" illustri. Sperimentazione elettronica totale
quella di Faust'O in quegli anni. Non so se lui li ascoltasse, questi gruppi,
ma a me piace davvero pensarlo...! Trovo influenze che spaziano dai Can ai
Van der Graf Generator (passando per i Faust) fino ai primi Tangerine Dream e
sono certo che sono molto vicine al Faust'O di Out Now anche cose altrettanto
aliene allora come quelle in arrivo dall'inghilterra o dagli States
(riconducibili alle sperimentazioni di Cage o Eno o alle cose ancora più
estreme di "industrial music for industrial people" dei Trobbing
Gristle o degli Psichic TV. Tutta roba che io non mai "sentito"
allora negli anni '80 nei solchi di nessun musicista italiano (fatta
eccezione per Fausto e ben pochi altri). Paradossalmente penso ci sia stata
forse molta più "ricerca" in Italia nei primi '90 con l'avvento
della "dance society" e dei suoi molti dj-non musicisti che almeno
avevano il buon gusto di cercare di inventarseli i propri suoni sulla Roland
505 o su un mac o un atari.
Quindi oltre Fausto, 10 anni prima, (con il suo Out Now
che è assolutamente uno splendido disco di pura ricerca e il suo sound
estremo ma melodico e ambientale, duro ed etereo al tempo stesso. E' ancora
attualissimo anche oggi dopo ben 25 anni. Out Now potrebbe fare da
colonna sonora ideale di un qualunque scenario urbano e notturno di una
metropoli contemporanea. Mettetelo di sfondo a Blade Runner, lo
splendido film di Ridley (guarda caso dello stesso anno), e togliete l'audio
originale nelle scene della macchina volante di Deckard sulla città notturna
e ne riparliamo... ). Dicvevo, all'inizio degli '80 salverei ben pochi altri
oltre il ns. Fausto in Italia, e guarda adesso che siamo qui, ti faccio pure
i pochi nomi: Sicuramente il giovane Franco Battiato dei primi Fetus,
Pollution e Clic. Assolutamente un precursore di molta ricerca elettronica
odierna... Fatta con gli strumenti di allora (fine anni settanta) quindi a
maggior ragione ancor più degni di nota. Le cose che Battiato ha fatto più
avanti dopo quei lavori (L'era del cinghiale bianco ecc.) hanno purtroppo
teso verso un sound meno sperimentale e popolare ma comunque in qualche modo colto
e di ricerca al tempo stesso. Mi son piaciute sempre meno, ma ha tutto
il mio rispetto... Poi dunque... Maurizio Arcieri con i suoi Crisma/Krisma
... (Non è nemmeno un caso che questo grande artista dimenticato abbia poi di
recente collaborato proprio con Battiato...). Come è casuale che anche
Maurizio Arcieri nei primi anni '80 con le sue macchinette elettroniche ci
giocasse incuriosito... Insieme ad un tizio sconosciuto di nome Hans Zimmer,
che programmava con lui i sintetizzatori...! L'album era "Cathode
Mamma" (del 1980) e Hans Zimmer poi sarebbe diventato uno dei più noti
(e strapagati) creatori di colonne sonore hollywodiane. (Vi racconto un
anedotto, quei due di sinth ne inventarono anche uno, che chiamarono
"Crismino". Era uno dei primi sinth "programmabili" e il
progetto di questo giocatolino di allora venne acquistato per pochissimi
dollari da un società giapponese che non ricordo... Partendo da quel
"Crismino" sono nate molte "machines" sonore e la stessa
azienda ora è leader nella fabbricazione dei processori DSP (quelli che
trovate in tutte le macchinette digitali per fare musica o nelle schede audio
migliori dei vostri computers...). Guarda caso Maurizio Arcieri in quegli
anni "londinesi" collaborava assiduamente anche con Niko Papathanassiou,
il fratello del più noto Vangelis, e anche con lo stesso Vangelis (che guarda
caso ha scritto la colonna sonora di Blade Runner... Tutto torna..!). Anche
Maurizio Bianchi è un altro grande musicista italiano che ha, si potrebbe
dire, quasi fondato il "noise" e la sperimentazione elettronica in
Italia. Forse un nome poco conosciuto (non di certo tra chi si
occupa di elettronica o noise anche oggi) ma Maurizio Bianchi/MB è un nome
praticamente venerato all'estero considerato uno dei "padri"
europei dell'elettronica sperimentale... Anche lui con un percorso artistico
estremo e con molte lunghe "pause "produttive" come Fausto.
Tornando a Fausto, egli è stato fondamentalmente incompreso e non apprezzato
pienamente per il tipo di ricerca difficile che ha sempre tentato, ma che col
passare degli anni, rimane uno dei più citati (sopratutto tra i musicisti)
come influenzante i percorsi artistici altrui. Un artista assolutamente
oltre il proprio tempo, e avanti anni luce rispetto tutte le cose che lo
circondavano allora. Si trattasse di "song" o ballate
"cantautoriali", o di uso dei testi e del cantato in italiano, come
di poesia o di musica elettronica e sperimentazione. Se ne ha implicita
conferma 10 anni dopo "Out Now", e in "Cambiano le cose"
del '92.
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Faust'o
sabato 3 novembre 2012
1983 Concerti
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